Di seguito, un nuovo articolo scritto per Confederex dal titolo “Il project-based learning ed il team work, due modelli operativi per lo sviluppo della leadership a scuola”.
Nella moderna letteratura, soprattutto quella legata al mondo del lavoro, si legge sempre più frequentemente il termine VUCA, un acronimo utilizzato in materia di leadership, organizzazione e strategie. L’acronimo, che sta per Volatility (volatilità), Uncertainty (incertezza), Complexity (complessità) e Ambiguity (ambiguità), nacque nel 1987 dagli studiosi americani Warren Bennis e Burt Nanus ma entrò a pieno titolo nel vocabolario dopo gli attacchi terroristici del 11 settembre 2001 quando fu usato dalla United States Army War College per definire il momento storico di massima incertezza in merito alle strategie per la sicurezza. Che il mondo cambi rapidamente non è certo da mettere in discussione.
Il compito di noi adulti, docenti e genitori, è quello di guidare i nostri ragazzi verso una visione del mondo positiva e ricca di opportunità e fare in modo che a modificare sia anche il nostro approccio al cambiamento. Così l’acronimo che, in prima battuta, mostra un’immagine negativa del nostro mondo, può essere trasformato in una opposta che ispira positività e motivazione. Leggiamo quindi Vision (Visione) nella V di Volatility (Volatilità), Understanding (Comprensione) nella U di Uncertainty (Incertezza), Clarity (Chiarezza) nella C di Complexity (Complessità), e Agility (Agilità) nella A di Ambituity (Ambiguità).
Ed è sotto questa ottica che vedere la scuola come luogo dove i nostri studenti sono tenuti non solo ad imparare nozioni ma a mettersi in discussione, a dimostrare i loro talenti e ad esprimere le loro competenze acquisite è, senza alcun dubbio, un valore aggiunto ed un’opportunità di formazione al mondo del lavoro. La nostra società ha bisogno di leaders capaci di mettere in atto strategie per il successo. Ma questi, senza il giusto appoggio dei loro team, non possono raggiungere gli obiettivi prefissati. La nostra scuola si propone di formare i leaders del futuro ma questo obiettivo non può focalizzarsi solo sull’individuo ma deve considerare ed integrare concetti quali collaborazione, dedizione al lavoro di gruppo, obiettivi reciproci, relazioni empatiche, potenziamento delle abilità individuali e del team, etica di gruppo, incoraggiamento così da sviluppare quel vero e proprio senso della leadership (e non esclusivamente di “leader” in quanto individuo) come valore della nostra società, in grado di adattarsi velocemente alle situazioni contingenti.
Si è tanto parlato di “project-based learning”, cioè del modello di apprendimento basato sulla realizzazione di strategie progettuali. Attività, proposte dal docente o da docenti di diverse discipline, che coinvolgono collaborativamente, e per periodi ben stabiliti, gli studenti nella progettazione, nel processo decisionale, in attività di ricerca e, in fine, nel raggiungimento di obiettivi. Grazie a questa tipologia di lavoro, gli studenti acquisiscono autonomia e responsabilità, sviluppano abilità e competenze, mettono in pratica le conoscenze acquisite e apprendono in modo attivo. La teoria è senza alcun dubbio interessante e stimolante ed i benefici del project-based learning sono conosciuti ed apprezzati dall’intera comunità didattica. Spesso, però, viene accantonato per alcuni fattori che si fa fatica a superare: l’organizzazione, la gestione del tempo, la gestione degli studenti. Fattori comprensibili e che esistono realmente ma superabili se si mettono in atto alcune tecniche o approcci finalizzati a facilitare il giusto svolgimento delle attività progettuali. Il punto centrale su cui dobbiamo focalizzare la nostra attenzione è la modalità operativa che, se adottata in modo arbitrario o casuale, non porterà ai benefici promessi. Mi riferisco principalmente all’approccio che il docente adotterà. Vale a dire, il docente opterà per creare un ambiente dove si svilupperanno valori e relazioni tra gli studenti o si limiterà a creare dei semplici gruppi con un obiettivo su cui lavorare? Il docente riuscirà, pur rimanendo dietro le quinte, a stimolare gli studenti alla riflessione sui valori del gruppo che dovranno onorare per tutta la durata del progetto? Il docente riuscirà a vestire i panni della guida che mette al centro lo studente ed il suo processo di crescita personale?
Il team coaching professionale risponde a queste domande e viene in supporto dei docenti che vogliono creare team efficaci durante i progetti di classe. E sebbene il team coaching professionale si applica principalmente al mondo del lavoro, al contesto azienda, nulla di più utile può esistere, per creare i nostri leaders del domani: che la classe diventi un banco di prova di ciò che i nostri studenti si troveranno a dover affrontare in futuro.
Traslare il modello operativo del team coaching dal contesto “aziendale” al contesto “scuola” può sembrare complicato ma con la giusta guida i docenti possono utilizzare questo strumento sia nella fase di costituzione dei team che nella loro guida durante la fase operativa e conclusiva di valutazione delle performance. Vediamo quindi quali sono i pilastri su cui basare la costituzione del team prima di iniziare un progetto di classe. Il team deve essere consistente e duraturo. Non deve essere in alcun modo modificato durante l’intera durata del progetto, sia in classe che a casa o nelle diverse classi (nel caso di progetti di interclasse). Deve essere formato da studenti che abbiano competenze ed abilità diverse. I membri del team devono avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e lo scopo del progetto. Devono sposare la stessa causa senza condizioni e rispettare gli stessi valori.
Questi sono i pilastri essenziali affinché un team possa operare ma vi sono altre condizioni che devono esistere per il successo del progetto. Mi riferisco all’organizzazione interna del team. Regole di comportamento, chiara definizione dei ruoli, compiti ben strutturati sono indispensabili perché un team possa lavorare in maniera fluida ed efficiente. In ultimo, non dobbiamo dimenticare la funzione del docente che, per la durata del progetto, deve spogliarsi dalle vesti del docente e vestire quelle del docente-coach, capace di guidare i propri studenti senza intercedere. Un approccio sistemico e ben strutturato del project-based learning e del team work è fondamentale per il docente che vuole trarre il meglio ed il massimo da queste modalità didattiche.
In conclusione, il project-based learning ed il team work in classe, quindi, hanno uno scopo fondamentale per creare i leaders del domani capaci di affrontare situazioni in rapido cambiamento e di mettere in campo strategie operative. Rendere gli studenti più autonomi e, allo stesso tempo, sensibilizzarli ad aiutarsi reciprocamente al fine di raggiungere un obiettivo condiviso diventano così strumenti per il successo. Il lavoro di squadra li aiuta ad imparare con più facilità, mentre sviluppano abilità indispensabili per la vita quotidiana e lavorativa futura.
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